sabato 27 dicembre 2008

Il nome del mito

E in quelle poche lettere decanta / un distillato di secoli e passioni / 
a rievocar tutta l'umanità e il suo anelito 
per quella dimensione che non ha dimensioni
ed è lì che ci osserva immobile
il mito
dai bassifondi delle civiltà / all'iperuranio
impervio e turgido
scolpito nelle parole dei grandi
e cantato dal marmo fluttuante immortale
per ricordare immemore di se stesso
la condizione infinita della volontà di divenire propria d'ogni essere
strappato al suo Dio 
come un ceppo d'un abete pronto al martirio dei comignoli
teso a scaldare col suo rievocarsi
la gelida natura dei figli.

giovedì 18 dicembre 2008

Il bambino nel giardino

Quel bambino che guardava il mondo
sotto il braccio alzato sposa la nebbia ora
la lontananza, il peccato

dove dove dove?
e un volo di colombe affollava le sue domande incerte come muri scadenti

Qui! Non odi parole più nove? Poeti, la storia?

Una bimba per mano a un palloncino giallo
giallo sole, cielo blu
ma il filo si scioglie
perchè il nodo era impossibile
e governato dall'elio la leggerezza sfuggiva verso il sole
vigliacca e imberbe, innocente nella sua innocenza, peccatrice nel suo peccato

La donna fiori e i giorni, odoravan le mani rosa                                                                                       e i gigli, un cantico, la vita
fiorì

E quel giardino cos'era se non 
il genere di cose cui più era allergico
donna di fiori, re di cuori, un mazzo di carte stantìe e logore
cui troppe mani erano use attingere e scartare

poche mani, due, le sue mani,
individuate mani,
l'amore.

venerdì 12 dicembre 2008

L'amore ha paura dei topi

L'amore ha paura dei topi
l'amore ha bisogno di trappole
dove far cadere i capelli
la tua mano
alzata al presagio
di un dio troppo mistico
per accedere al corpo
riverso al tuo cuore, l'ardore
di giovane presa
vuol baciare l'infinito
nell'istante
in cui tutto è resa
e lo scialbo balbettio di quelle labbra
troppo rapide per gestirmi
nell'assenza di te che ode i sogni
dove io non giungo
-ma sì, un grembo di rose, un cantico
quello che leggemmo bambini e il cielo
strappa e recidi quel mazzo
con estremo sdegno
torna, uomo torna al tuo primordio
bevi e sputa 
il latte materno infetto
da un amore divorato
che mai ebbi, così ti presi figlio:
per bisogno d'amore
che non amò te
e certo non lo so
volevi anche tu le stelle che ridono
ma da ogni risa, veniva un imbroglio
e tu chi eri veramente, donna
come di Piero il parto
una madonna.

martedì 9 dicembre 2008

La mia anima non parcheggia

la mia anima è perseguitata dagli ausiliari del traffico / tormentata dai parcheggi a ore / dentro questo o quell'altro canopo non trova forme / trova pace per qualche attimo / illusa dai passi carrabili dell'indulgenza / per poi vomitare sui parcometri / l'inddisolubile rancore verso i divieti di fermata
la mia anima non sa decidersi in quali strisce parcheggiare / e vaga notturna dentro i piazzali semideserti / consapevole di non trovare mai / sosta