martedì 16 novembre 2010

I gemiti dei poeti

i poeti sono come la poesia
nascosti nell'ombra del significato
di una parola inesistente

come quel Dio
dato alla luce
dalle bombe dell'amore
di un verbo
che è non essendo
eppure viene
all'atto
nell'invisibiltà
d'uno strale di luce
raggomitalato fra i versi
ingenui
di una creatura innocente

inconsapevole
come i poeti
della potenza e del clangore
di quel gemito
poetico

Cullare madreperla

Dove finiremo,
dove finiremo,
dove finiremo?

Il debito pubblico contratto nell'ignoranza
spalmato come sabbie mobili sulle tue tenute d'ebano

E d'ebano è il volto infilato in vuote conversazioni
sui chi di destra e di sinistra

eppure il tuo cuore è tuo non è scisso dalle simmetrie politiche

E viaggiare viaggiare e star sempre immobili
gravati da mutui di situazioni imperscrutabili
crepuscoli di stimoli, di idoli e ti isoli
nel villaggio inglobante.

Portami portami con il tuo cullare
fra le tette della divinità a suggere

sorgerò e tornerò fra le stelle a vincere
madreperle enormi i tuoi seni troppo veri
per essere veri

Portami portami con il tuo cullare
via nell'orgasmo via nella madreperla
per la madre degli dei che sei tu
prima vergine e ora demone
frutto
del mio seme, o gesù.