mercoledì 17 giugno 2009

Abbà padre

Abbà
Padre
perchè mi hai abbandonato, che ho finito di lavorare
e non c'è un cane che ti regali un po' di tempo
o una cagna a cui pensare
con cui cucire quell'autostima
altro me ignorato dai burloni, dai traffichini dell'anima
dai combattenti divorati dal tempo.
La falce sulla terra, il volto trasfigurato
una malattia che porti da bambino
ha divorato il tuo bambino mascherato
portandoti via da madri parenti e amici.
I mali di un'anima pia, piantonata dai mastini del malessere
una campagna evirata da rivoluzioni urbane, ennesimo pasolini
violentato dal consumo.
Anima mia, ludica e luddista, abbandonati a quegli occhi
riversi dal dolore
morfeo o morfine, l'ultimo addio mentre il sole viene
salutando la luna che piena della tua anima
si avvolge fra i monti, destinata a scomparire
nella mattina che mai mattina sarà.